martedì 12 agosto 2008

Una crisi del Diavolo, parte 1

Grazie a Blacksand per il disegno ^^

Lucifero aprì gli occhi disturbato dal suono fastidioso della sveglia; guardò il quadrante con odio, la spense e decise di voltarsi dall’altra parte. Non sarebbe certo successo il finimondo se si fosse preso altri 5 minuti tutti per sé.
Aveva appena chiuso gli occhi quando qualcuno bussò alla porta.
Saltò sul letto, inviperito. “Chi osa disturbare il Principe delle tenebre?”
Dal corridoio, gli rispose la voce ironica di Belzebù.
“Ovviamente il segretario particolare del Principe delle tenebre.”
Lucifero sbuffò, ma si alzò e si diresse verso la porta, infilandosi, nel contempo, la sua veste da camera preferita.
Fece entrare Belzebù e si sedette nuovamente sul letto.
“Comincia pure.” gli disse con voce annoiata.
Belzebù aprì la cartelletta di pelle di dannato da cui non si separava mai e cominciò a scandire gli impegni della giornata.
“Alle 11,30 è previsto l’arrivo di quel capo di Stato di cui abbiamo già parlato; è un personaggio importante, sarebbe bene lo accogliessi tu, sai, per una questione di immagine. Alle 14,00 c’è la riunione con i demoni che gestiscono il sesto girone; sai, per quel fatto delle ferie…” Belzebù scosse la testa infastidito; da quando all’Inferno erano arrivati i sindacati, il suo lavoro era decuplicato “E, per finire, questa sera alle 21,00 dovresti tenere il discorso di apertura del grande concerto in onore di Dante…”
Lucifero lo guardò con aria interrogativa. “Dante?”
“Sì, Dante, ti ricordi? Quel poeta che è venuto a visitare l’Inferno qualche tempo fa…i dannati gli sono molto riconoscenti per averli scelti come protagonisti del suo libro e ogni anno organizzano un concerto di dodici ore con gruppi rock, reading di poesie, eccetera.”
Lucifero annuì. “Ah sì, il turista scribacchino. Abbiamo finito?”
Belzebù chiuse la cartelletta con uno schiocco secco. “Abbiamo finito.” Restò immobile fissando Lucifero per qualche istante; indeciso sul da farsi, poi, prese il coraggio a due mani, e parlò.
“Lu, so che non sarebbero fatti miei ma io e Astaroth ci stavamo chiedendo se va tutto bene; ultimamente sei strano, ti comporti in modo insolito: non ti diverti più a torturare i dannati, la sera resti chiuso nel tuo antro invece di venire con noi a gozzovigliare alla Taverna di Lilith, ottemperi i tuoi obblighi di reggente in modo apatico…”
Lucifero balzò dal letto, gli occhi fiammeggianti, e prese Belzebù per il colletto dell’elegante completo grigio che indossava, sollevandolo da terra.
“Hai cominciato bene; non sono assolutamente fatti che ti riguardano, in alcun modo. Sono stato chiaro?!”
Belzebù annuì, terrorizzato. “Sì, certo, certo, ti chiedo scusa.”
Lucifero parve calmarsi e, lentamente, lasciò la presa.
“Ora vai.”
Aspettò che Belzebù fosse uscito dalla stanza e tornò a sedersi sul letto.
Con il suo sottoposto aveva mentito ma, in realtà, c’era davvero qualcosa che non andava. Da qualche tempo si sentiva strano, come se la sua eternità non avesse più senso, come se la gestione dell’Inferno fosse diventata un obbligo, anziché un piacere.
Si sfilò la vestaglia e la gettò ai piedi del letto, dirigendosi verso il bagno; una bella doccia di lava incandescente sarebbe servita a calmarlo almeno un po’.
Alle 11,20, in perfetto anticipo, si presentò all’Antinferno, per accogliere il famoso capo di Stato. Il comitato di benvenuto era già schierato in tutta la sua magnificenza, con Astaroth e Belzebù in prima fila.
Belzebù gli sorrise, con fare nervoso, e Lucifero, con un cenno del capo, rispose al saluto.
Si chiedeva se il sottoposto avesse fatto parola con qualcuno di quanto avvenuto quella mattina; conoscendolo, probabilmente no; Belzebù era sempre molto attento riguardo ai suoi comportamenti ed era solito pianificare ogni sua azione con la massima precisione.
Il suono di una sirena li avvertì dell’imminente arrivo del nuovo dannato e, dopo pochi istanti, i cancelli dell’Antinferno si spalancarono.
Lucifero si staccò dal gruppo e, con fare fintamente cordiale, si diresse verso il nuovo arrivato.
“Signor B, finalmente. Aspettavamo da anni il suo arrivo tra le nostre schiere, è un vero onore averla tra noi!” Non scherzava; quell’uomo tra guerre, disastri economici ed inquinamento selvaggio aveva dato lavoro all’inferno per anni. Un tempo sarebbe stato davvero onorato di stringergli la mano ma, ormai, la cosa non gli tangeva più di tanto. “Mi permetta di illustrarle i nostri cerchi, al fine di trovarne uno di suo gradimento. Mi segua, per favore.”
Aveva scorrazzato il dannato per tutto l’Inferno, illustrandogli con voce esperta le peculiarità di ogni girone; la noia non l’aveva abbandonato un solo istante. L’unica nota positiva, in tutto ciò, era che, impegnato com’era a fare il cicerone, aveva evitato la riunione coi sindacati infernali.
Purtroppo, invece, gli era toccato il discorso d’apertura del concerto; non capiva l’entusiasmo dei dannati per quel Dante. Lui ne aveva appena un ricordo sbiadito, un italiano alto, dal profilo aquilino, nulla di che…
Dopo che un paio di gruppi si erano alternati sul palco, era riuscito, finalmente, a defilarsi, senza destare sospetti. Solo Belzebù lo aveva guardato accigliato, ma la scusa di un mal di testa infernale, sembrava averlo tranquillizzato.
Ora era in camera sua, seduto sulla sua poltrona preferita. La tenue luce di una candela illuminava le pagine del libro che teneva tra le mani, il “Dizionario del Diavolo”, uno dei suoi preferiti. Quella sera, però, nemmeno il sagace sarcasmo di Ambrose Bierce riusciva a rallegrarlo e, dopo poche pagine, decise di lasciar perdere.
Si alzò dalla poltrona e cominciò a camminare per la stanza, attraversandola, da un capo all’altro, con pochi passi nervosi. D’un tratto alzò gli occhi, come se un pensiero improvviso lo avesse colpito con tutta la sua forza. Dapprima si infuriò, cominciando a inveire contro tutto e tutti, poi sembrò calmarsi e rimase immobile, con lo sguardo vacuo, per un tempo che pareva infinito, ed infine, scoppiò a ridere. A ridere come mai aveva riso. Le lacrime agli occhi, il torace possente scosso da spasmi irrefrenabili, la bocca spalancata in una risata che pareva sconquassare le fondamenta stesse dell’inferno. Il Principe delle tenebre rideva senza sosta, rendendosi conto di essere stato ingannato per millenni.
Belzebù era nervoso; la sera prima tutti avevano notato Satana andarsene alla chetichella dal concerto e, tra i dannati, cominciavano a diffondersi numerosi commenti sullo strano comportamento del Signore delle tenebre. Non poteva accettarlo; in quanto portavoce dell’Inferno non poteva tollerare un simile calo di autorità. Se Satana perdeva l’aura di terrore che lo ammantava da secoli, permettendo ai dannati di prenderlo in giro, ne sarebbe andata dell’immagine di tutta l’impresa; nessuno avrebbe più temuto l’Inferno e, allora, sarebbero stati guai seri. Non riusciva a immaginare nulla di peggio!
Si ravvivò il nodo alla cravatta, cercando di darsi un tono, quindi bussò alla porta del Principe delle tenebre. Dopo qualche istante, non ottenendo risposta, bussò nuovamente. Anche questa volta non ebbe altra risposta che il silenzio ed un terribile sospetto cominciò a farsi strada nella sua mente.
Forse, alla fin fine, riusciva a immaginare qualcosa di peggio…
Facendosi coraggio, aprì la porta ed entrò, richiudendosela velocemente alle spalle.
Come temeva, la stanza era vuota.
Il letto immacolato, un libro chiuso posato sul tavolino a lato della poltrona con accanto una candela consumata a metà. Nella stanza non vi era altro.
Belzebù si sentì mancare.
Si lasciò cadere seduto sul letto, trovandosi a fissare la porta. Sull’uscio era inchiodata una pergamena su cui stava scritto il suo nome. Senza nemmeno rendersene conto, si avvicinò alla porta e la staccò da essa. Prima di aprirla, però, in un attimo di lucidità, preferì accomodarsi sulla poltrona.

Inferno, Anno Satani[…], l’ora non importa
Caro Bel,
quando leggerai questa mia missiva sarò già lontano,
so di darti un dispiacere con questa mia decisione ma, come tu ben sai, non sono mai stato un mostro di empatia, no?! Cioè mostro sì, ma quanto a empatia ho sempre lasciato un po’ a desiderare…ma non divaghiamo. Ho deciso di andarmene dall’Inferno.
Ieri sera ho avuto un’illuminazione. Buffo, vero? Io, Lucifero, il portatore di luce, che ho un illuminazione. C’è un che di ironico, in tutto ciò.
Comunque sia, mi sono reso conto che io da millenni passo le mie giornate a punire i peccatori ma, in effetti, non mi sono mai posto il problema del perché lo faccio. Voglio dire…io sono l’angelo ribelle, il primo nella storia che ha osato ribellarsi al Signore e quindi che faccio? Passo l’eternità a torturare altri che, come me, non sentivano propri gli insegnamenti divini. Non ti sembra un po’ incoerente?!
Conoscendoti probabilmente no, ma tant’è.
Per cui ciao, divertiti, non lavorare troppo e tutte quelle cose lì.
All’Armageddon,
Luci
PS Dirti di non cercarmi è superfluo, vero?!
PPS A proposito di Armageddon. Lasciarti da solo ad occupartene ammetto sia un po’ egoista da parte mia vista la grande mole di lavoro, quindi pensavo, perché non chiedi una mano a Giovanni, lo scenografo?! Mi sembrava avere le idee molto chiare in tal senso.

4 commenti:

vignez ha detto...

Non posso dire altro che: "Geniale!!!"... mi stavo abbattendo dalla sedia ghignando... ^^

Vera ha detto...

grazie Vigne bello,
almeno, per una volta, non ti faccio lacrimare xD sghignazzare è da vero uomo, vero?!

BlackSand ha detto...

solo un silenzio compito è da veri uomini

Gea ha detto...

bella questa prima parte! povero diavolo, è decisamente "umano"...:)
uh, e il "famoso capo di stato", il Signor B... eheheh!
complimenti ancora... e mo vado a leggere le altre due parti!