venerdì 11 luglio 2008

Prima copia :)

ieri sera mi è arrivata la notizia che una copia del romanzo è stata venduta...che emozione!!!!!
ancora non ci credo.... :)

giovedì 10 luglio 2008

L'ultima estate, capitolo 1

Ecco il primo capitolo de "L'ultima estate", spero vi piaccia. :)

Sergio siede in giardino su una vecchia panca, si è alzato da poco ed indossa ancora i pantaloni della tuta che usa come pigiama. Ha dormito poco stanotte e il suo viso è più pallido del solito.
«Sembro uno zombi.» pensa mentre finisce la sua tazza di caffè, quel caffè che non dovrebbe bere e lo scava dentro, quel caffè che, come le sigarette che fuma, è uno schiaffo alla ragione, è un lento tentativo di annullarsi. Perfettamente razionale e totalmente incosciente.
Ha ventitré anni Sergio, i capelli biondi e un tumore allo stomaco.
Un tumore che ha deciso di non curare, che alimenta come un piccolo, timido segreto, che teme e ammira allo stesso tempo. Una parte folle di se stesso che ha deciso di non rinnegare. Non è coraggioso Sergio e lui non si ritiene tale. È uno che, in fondo, ha deciso di non lottare.
Aveva una vita prima, una vita creata da lui, una vita che amava. Una vita che ha scelto di abbandonare. Una vita di cui gli sono rimaste poche cose: molti ricordi, qualche rimpianto, alcune canzoni. Una in particolare: "Annarella".
Quando aveva ritirato gli esami e aveva incontrato per la prima volta quel piccolo gioiello di morte che aveva dentro, non riusciva a spiegarsi come si sentiva, aveva in testa solo poche parole, più simili ad una sensazione fisica che ad altro:

"Lasciami qui, lasciami stare, lasciami così,
non dire una parola che non sia d'amore.
Per me per, la mia vita che è tutto quello che ho,
è tutto quello che io ho e non è ancora finita..."
[1]

E ancora...quando aveva visto Claudia e le aveva detto che doveva andarsene, che non sarebbero mai andati a vivere insieme, che non avrebbero più fatto l'amore, ancora dentro di sé vi erano solo le parole di "Annarella".
Un dolce, piccolo, tormentato addio per coloro che ha amato e per se stesso.
Una settimana dopo aver ritirato gli esami è venuto a vivere qui a Castellazzo, il paese di suo nonno, il paese delle sue estati, il paese dove ha deciso di morire.
Sergio posa la tazza di caffè ormai vuota sulla panca, si accende una sigaretta, la prima. Probabilmente non la finirà, già a metà si sente bruciare e la spegne contro i sassi del vialetto.
Martino lo chiama dal cancello. «Non sei ancora pronto? Muoviti che andiamo a fare un giro.», entra nel cortile e appoggia la bicicletta contro il muro.
Sono amici da sempre lui e Martino. Hanno diviso tutto eppure Sergio non gli ha detto del tumore, non gli ha raccontato delle sue cellule impazzite che lo tengono sveglio la notte. Non c'è un motivo preciso, non lo ha fatto e basta. E Martino non ha mai chiesto, ha accettato tutte le spiegazioni vaghe di Sergio senza mai insistere o chiedere di più.
S’incamminano a piedi verso la piazza, le mani in tasca e gli anfibi, così simili e così diversi.
Martino parla e Sergio lo ascolta.
Ad un certo punto si fermano, Martino indica una casa «E' arrivata l'Annina ieri.»
«Andiamo a chiamarla, allora.»
Martino scuote la testa. «Alle dieci del mattino? Ci uccide.»
Ricominciano a camminare, Martino prende a calci un sasso, Sergio guarda il cielo come se cercasse qualcosa, non lo trova, riabbassa gli occhi sull'amico. Arrivano in piazza: non c'è nessuno.
Si guardano smarriti. Com'è possibile?
Entrano nel bar di Pietro, sono tutti lì, intorno al bancone che parlano.
«Ma ti dico che l'ho vista ieri...»
«Povera donna.»
«Sicuramente uno di fuori.»
«E Don Sabino cosa dice?»
Martino si avvicina al bancone, chiede al primo che gli capita cos'è successo. È il Riccardo della "Ca' Matta", poggia sul banco il bicchiere di rosso che teneva in mano e alza gli occhi al cielo «Hanno ammazzato la Chiarina...».
Subito nel bar cala il silenzio, tutti guardano il Riccardo e aspettano di sentire per la centesima volta il racconto di come l'hanno trovata, povera donna, riversa sul pavimento col cranio fracassato, un uccellino con l'ala spezzata, povera Chiarina, che viveva tutta sola appena fuori dal paese, con due gatti e le galline, povera Chiarina uccisa per rubarle la pensione. Tanto buona con tutti, che faceva la marmellata di mela cotogna, povera Chiarina.
«...L'ha trovata il postino non più di un'ora fa.»
E allora tutti a dire che è stato un forestiero, che bisogna battere la campagna, che non può essere stato uno del paese, che bisogna avvisare il figlio che vive in Francia, che la Chiarina era la donna più buona del mondo.
Sergio e Martino escono dal bar.
Sergio si accende la seconda sigaretta della giornata, adesso gli ci vuole proprio.
Martino si passa le mani tra i capelli «Brutta storia, pensa che stamattina presto è venuta in negozio a comprare la farina, povera donna.»
Vanno verso la drogheria del padre di Martino, in silenzio. Quasi non riescono a crederci.
Quante volte da piccoli hanno giocato loro due con l'Annina e suo fratello nel cortile della Chiarina, quante volte al pomeriggio lei gli ha preparato la merenda e gli ha raccontato della guerra, del marito sposato da poco morto in Africa e lei sola, col bambino piccolo che non sapeva come tirare avanti...quanto di quello che sono oggi è merito della Chiarina e delle sue storie?!
Non lo sanno, eppure sentono che se non ci fosse stata la Chiarina nel loro passato, adesso non sarebbero quelli che sono.
Arrivano nella via principale di Castellazzo, la drogheria del papà di Martino è sulla sinistra; aprono la porta ed entrano. Il padre di Martino sta' servendo una coppia di ragazzine, per il resto il negozio è vuoto. Martino e Sergio aspettano, le ragazzine escono e lanciano a Sergio un'occhiata vogliosa che lo fa sorridere amaramente.
Il signor Bruno si versa un bicchiere di bianco e ne offre ai due ragazzi che rifiutano.
«Avete sentito della Chiarina? Sono ancora sconvolto.»
«A chi lo dici...mi sembra assurdo.»
«E pensare che stamattina è venuta qui, quasi saltava dalla gioia, le era arrivata una lettera del figlio: la nuora è incinta. Continuava a ripetere che sarebbe diventata nonna...povera Chiarina.»
Sergio guarda l'orologio: le undici, forse l'Annina è sveglia, ha bisogno di lei per sopportare l'idea della Chiarina morta, l'Annina riesce sempre a rendere le cose più facili.
Sta per dire a Martino che pensa sia meglio andarla a chiamare quando si apre la porta: è Massimo, il maresciallo dei carabinieri, nonché zio di Martino.
«Ciao Bruno, ciao ragazzi, posso parlarvi un momento?»
Bruno annuisce e chiude la porta del negozio «Andiamo di là che stiamo più comodi.»
Tutti e quattro passano nel retro e si siedono al tavolo. Martino prende una bottiglia di rosso e due bicchieri, stappano la bottiglia e versano, nel più assoluto silenzio.
Il primo a parlare è Bruno: «Si sa già qualcosa?»
Massimo scuote la testa: «Niente di particolare...è morta tra le nove e le nove e mezza di questa mattina, le hanno fracassato il cranio con l'attizzatoio del camino; l'hanno trovato i miei uomini nel fosso dietro la curva per entrare in paese...ovviamente niente impronte.»
«Ancora non riesco a crederci, proprio stamattina è venuta qui. Chi avrebbe mai immaginato...»
«Proprio di questa mattina volevo parlarvi, cosa vi ha detto? Sembrava preoccupata?»
Bruno si versa un altro bicchiere di vino e racconta a Massimo della lettera, della Chiarina felice come non mai, della nuora incinta.
«Una lettera dici? La farò cercare dai miei uomini, per ora non ce n'è traccia. Vi saluto, tra poco dovrebbe arrivare il patologo dalla città, è la prima autopsia che vedrò in vita mia e, a dire il vero, sono un po’ nervoso. Non mi piace l'idea della Chiarina aperta su di un tavolo. Ancora non riesco ad accettare che sia morta. Passo nel pomeriggio.»
Massimo esce e loro tre restano in silenzio per un po’, dopo qualche minuto Sergio si alza.
«Vado. Passo anche dall'Annina a darle la notizia...povera Chiarina, davvero non mi sembra possibile. Ci vediamo dopo, ok?»
Martino annuisce e Sergio se ne va.
In strada non c'è nessuno, come se la vita senza la Chiarina fosse inutile.
Cammina fino alla casa di Anna senza riuscire a pensare a niente, si sente come svuotato.
La finestra della camera dell’Annina è spalancata, segno che è sveglia. Sergio la chiama dal cancello, non risponde nessuno. E' aperto: entra.
Annina non è nel cortile, la sua Cinquecento bianca è parcheggiata di fianco alla stalla.
Si guarda un po’ intorno e poi entra in casa.
Sul tavolo ci sono delle uova e una tazza vuota, il portacenere di legno è pieno di mozziconi.
La chiama ancora e finalmente lei risponde.
Scende le scale, ancora in camicia da notte; i capelli sono bagnati ed è scalza. Appena lo vede lascia cadere la spazzola che teneva in mano e gli corre incontro.
«Sergio, quanto tempo. Come stai? Credevo non fossi ancora arrivato. Raccontami tutto, ti preparo un caffè? Come va al DAMS? E Claudia come sta'? E' qui anche lei? Sono troppo contenta di vederti, io sono arrivata ieri sera. Martino come sta'? Non l'ho ancora visto.»
Sergio la guarda mentre si muove nella grande cucina; gli mancava proprio l'Annina. Gli mancavano il suo modo di ridere e il suo sguardo. Gli mancava la sua voce calda...avrebbe voluto abbracciarla e stringerla forte per sentire che esisteva veramente, che non era un sogno.
Finalmente insieme: lui, l'Annina e Martino. Non poteva pensare di passare gli ultimi mesi della sua vita con nessun altro.
Il caffè è pronto, l'Annina ne versa due tazze e si siede sul tavolo di fronte a lui.
Vorrebbe dirle della Chiarina ma vuole guardarla sorridere ancora un po’, così aspetta.
Aspetta di finire il caffè, di berne un'altra tazza, di accendere una sigaretta.
Aspetta che il dolore allo stomaco gli passi del tutto, aspetta che lei finisca di raccontargli cos'ha combinato durante l'anno, poi non ha più niente da aspettare.
«Annina, ascolta...»
Ancora dentro di sé non c'è altro se non le parole di "Annarella".

[1] “Annarella”, CCCP

mercoledì 9 luglio 2008

L'ultima estate


Dopo lunghi ripensamenti, dubbi e notte insonni (si fa per dire...), finalmente ho deciso di pubblicare e mettere in vendita il mio romanzo L'ultima estate sul sito http://www.ilmiolibro.it/

Che emozione vedere le proprie parole scritte in un libro libro e non solo scarabocchiate di getto su un quaderno, è davvero una sensazione meravigliosa. :)

Grazie a tutti gli amici che hanno avuto la pazienza di leggerlo e di dirmi cosa ne pensavano, è bello avervi accanto. ^^