lunedì 4 agosto 2008

Elisa

Purtroppo ultimamente il tempo per scrivere è davvero poco, ma prima o poi riuscirò a recuperare, promesso. Intanto vi lascio con questo racconto scritto parecchio tempo fa, spero vi piaccia.

Quella notte non c’erano stelle. Come avessero deciso che non valeva la pena sbattersi per illuminare una notte così triste.
Luca guidava la vespa senza pensarci, come fosse in trance.
Non capiva il discorso che Elisa gli aveva fatto: «E' meglio se non ci vediamo per un po’…Devo capire certe cose…».
Luca davvero non capiva, il giorno prima avevano fatto l’amore, lei gli aveva sorriso e lui aveva creduto di scoppiare per la felicità. Non capiva…e questo, davvero, lo faceva incazzare.
Una Golf gli inchioda davanti. Luca smadonna, l’altro sorride e si allontana.
«Zarro di merda!»
Luca imbocca Corso Genova. Elisa non ha nemmeno voluto essere riaccompagnata a casa. «Mi accompagna più tardi Sara, in macchina.»
Già se le immagina Elisa e le altre stronze delle sue amiche a cercare di psicoanalizzarlo…
«Dai, poverino, Eli, devi capirlo. Quando aveva sei anni suo padre non gli ha comprato il cane e lui ha sofferto; è normale che si comporti così. Certo che tu non c’entri, non ha proprio il diritto di farti soffrire. Come non ti fa soffrire?! Ma se la settimana scorsa non ti ha portato alla festa di Frà, perché era stanco, poteva sforzarsi, no?! Secondo me dovresti lasciarlo. Sai, non per farmi i fatti tuoi, ma ho letto su internet che i ragazzi con gli occhi verdi tradiscono il 10% in più rispetto agli altri.»
Sicuramente l’idea di “non vedersi per un po’” era nata da una di quelle cretine. Ma davvero Elisa era così stupida da dare retta a loro?!
Luca davvero non capiva.
«Ho sedici anni e già non capisco niente delle donne. Sembrava così felice, così…non so, non capisco proprio.»
Cento metri più avanti c’è casa sua. Luca spegne la vespa e si accende una sigaretta; mentre rimette l’accendino in tasca, alza gli occhi e la vede.
Lei è lì, appoggiata al muro e guarda verso il cielo.
Luca la osserva mentre la sigaretta si consuma, lenta, tra le sue dita.
Avrà la sua età o poco più. Che ci fa da sola alle due di notte appoggiata a un muro?! E se sta male?! E se è scappata di casa?! E se è un vampiro?!
Luca butta il mozzicone e le si avvicina.
La ragazza lo guarda da sotto una frangia di capelli nerissimi, sorride.
Luca adesso le è proprio di fronte.
Lei si sfiora i capelli, la manica del maglione che indossa si ritira un po’, mostrando un tatuaggio sul polso sinistro. Un simbolo strano, che Luca non ha mai visto.
«Stai bene?»
Lei non risponde e Luca si sente in imbarazzo.
«Sei sicura di star bene?»
La ragazza continua a guardarlo e sorride.
Luca sorride a sua volta; il volto della ragazza è talmente pieno di gioia da essere contagioso. Le offre una sigaretta, lei la prende e lo guarda negli occhi.
Luca cerca l’accendino, lo trova e glielo passa.
Si sente stupido a sorridere ma, improvvisamente, si rende conto di non stare pensando a Elisa e alla fine della loro storia. Perché Luca ormai l’ha capito che la loro storia è finita, che Elisa non lo ama più.
«E’ la fine.» Dice, quasi a se stesso.
La ragazza sorride di nuovo e, per la prima volta, parla: «Come hai detto?»
Luca alza le spalle. «Niente. Ho detto che è la fine.»
La ragazza butta sul marciapiede quel che rimane della sigaretta.
«Si, è la fine. E’ proprio la fine.»
Prende Luca per mano e gli da un bacio sulla fronte.
«Dobbiamo andare. Mi dispiace.»
Luca adesso la guarda bene e comincia a capire, annuisce.
«Quella Golf non l’ho evitata, vero?»
La ragazza annuisce. La sua mano in quella di Luca è calda, lui la stringe forte. Si abbracciano.
«Perché non mi hai preso subito?»
«Avevi qualcosa che ti tratteneva…»
«Elisa.»
«Si.»
«Soffrirà molto?»
«No, non molto. Ti dispiace?»
Luca alza le spalle. «Era solo una stupida; solo ora me ne rendo conto…»
La ragazza scoppia a ridere, una risata bellissima.
«Certo che sei un bel tipo! Sei morto da appena un quarto d’ora e già ti metti a giudicare i vivi.»
«Io mi chiamo Luca. E tu?»
«Elisa.»
«Giura.»
«Giuro.»
«Che storia! Fa freddo dove andiamo?»

L’autista della Golf si passa la mano nei capelli e sorride, il poliziotto lo guarda e vorrebbe prenderlo a schiaffi.
Si avvicina al corpo del ragazzo steso sull’asfalto, si china verso Luca.
«Capo, può venire un attimo?»
L’uomo si avvicina.
«Guardi. Non le sembra stia sorridendo?»
«Ma cosa dice?! Voi giovani…veda di fare quel che deve. In fretta possibilmente.»
Il poliziotto si rialza, è certo di quello che ha visto. Il ragazzo prima non sorrideva, mentre ora…
Ripensa ancora una volta a sua sorella Elisa, morta l’anno prima in un incidente simile. Per un istante gli sembra quasi di sentirla ridere, poi scuote la testa e torna verso la macchina.
«Che strano, non ci sono stelle stanotte...»

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Una storia triste e bellissima... sai sempre strapparmi una lacrimuccia... ma che dico i veri uomini non piangono... è che mi è finita della polvere negli occhi...

Vera ha detto...

spolvero subito Vigne bello, promesso ;)

dejo ha detto...

ok ragazza,ma allora vuoi proprio stupirmi :) prima pubblichi il libro,ora questo stupendo racconto!!complimenti veramente,prepara la penna che appena ho due minuti compro il libro e voglio l'autografo :)

Gea ha detto...

Grande Verolla, davvero scritto bene! mi piace il tuo stile!...ora attendo nuovi racconti, e non solo io...:)

Vera ha detto...

grazie, mi fate commuovere così però ç_ç

Anonimo ha detto...

sarò la tua manager anche non rischiesta...

Vera ha detto...

cris ma tu SEI la mia manager, senza gli schiocchi della tua frusta ormai non riesco a scrivere xD xD